đź“Ł NEWS | #GreenPass obbligatorio per tutti i lavoratori dal 15 ottobre: cosa cambia e quali sono gli orientamenti giurisprudenziali?
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 16 settembre, ha approvato all’unanimità il Decreto Legge 127/2021 riguardante “Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde Covid-19 e il rafforzamento del sistema di screening”, il quale estende l’obbligo di green pass a tutti i lavoratori.
Dal 15 ottobre 2021 l’Italia sarà il primo paese Europeo in cui sarà necessario esibire la certificazione verde per accedere in tutti i luoghi di lavoro, sia pubblici che privati. L’obiettivo dichiarato dall’Esecutivo è quello di aumentare il più rapidamente possibile la percentuale di popolazione vaccinata.
L’obbligo di certificazione verde per l’accesso ai luoghi di lavoro coinvolgerà tutti i lavoratori e dipendenti appartenenti al settore privato, ivi inclusi i liberi professionisti e i collaboratori familiari, tutto il personale delle Pubbliche Amministrazioni e delle Autorità Amministrative Indipendenti.
Il provvedimento, pertanto, interesserĂ anche i sindaci, i presidenti di Regione, i consiglieri comunali e, tra gli organi costituzionali, il Quirinale, la Corte costituzionale e le cariche elettive delle camere; al Parlamento, invece, in virtĂą del principio di autodichiarazione il decreto non sarĂ applicabile.
L’obbligo della certificazione verde varrà anche per il settore della giustizia: i magistrati, inclusi quelli onorari, gli avvocati, i procuratori dello Stato e i componenti delle commissioni tributarie che dovranno accedere agli uffici giudiziari.
La verifica del rispetto delle prescrizioni sarà affidata ai datori di lavoro, i quali avranno tempo fino al 15 ottobre per definire le modalità di verifica e individuare, con atto formale, i soggetti incaricati all’accertamento nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali.
Un Decreto Legge che inevitabilmente ha creato non poche discussioni, dubbi normativi e giurisprudenziali.
Pertanto, occorre tener presente che il diritto al lavoro è un diritto costituzionalmente garantito all’art. 1, comma 1, della nostra Carta Costituzionale, ma allo stesso modo lo è la tutela della salute (art. 32 Cost.), non solo dell’individuo ma dell’intera collettività . Spetta allo Stato, pertanto, fare il possibile affinché questo diritto venga garantito, anche nel caso in cui ciò dovesse comportare la limitazione di altri diritti.
Diverse sono state le Sentenze di Tribunali nel nostro Paese, ultimo il Tar del Friuli Venezia Giulia, i quali hanno ribadito la preponderanza del diritto alla salute nell’interesse non solo individuale ma, altresì, collettivo.
La stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), lo scorso 29 agosto, ha dichiarato, che l’obbligo alla vaccinazione non viola alcun diritto umano. L’orientamento espresso dalla Corte di Strasburgo, ribadisce che né il Green Pass né l’obbligo vaccinale nuocciono ai diritti fondamentali delle persone.
La sentenza in questione risulta definitiva e inappellabile: non esiste, pertanto, altro organo a cui potersi appellare al fine di opporsi al principio espresso dalla Corte Europea. Risulta, pertanto, legittimo l’obbligo di esibizione della certificazione verde laddove richiesta, pena la sospensione dall’attività lavorativa e conseguentemente dello stipendio, nonché il divieto di ingresso nei locali nei quali il possesso del Green Pass risulta obbligatorio.
Suddette restrizioni, spiega la CEDU, non apportano alcun rischio di danno irreparabile ai diritti fondamentali dell’individuo. La Corte, inoltre, non manca di ricordare che la tutela della salute (pubblica ed individuale) prevale su tutti gli altri contrapposti interessi, concetto che acquista ancor più spessore durante uno stato di pandemia.
Nello specifico, nell’Ordinamento Italiano, in primo luogo, deve essere rispettato il principio sancito dall’art. 32 della Costituzione, in base al quale “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività , e garantisce cure gratuite agli indigenti”. La difesa di questo principio ha determinato l’adozione di provvedimenti eccezionali, ma necessari nella lotta alla pandemia.
Non vi sono dubbi, pertanto, sulla preminenza che la Costituzione riconosce al diritto alla salute, tale da giustificare compressioni di altri interessi pubblici ugualmente meritevoli di tutela. In una situazione di emergenza epidemiologica quale quella attuale, le limitazioni alle altre libertà e ai diritti inviolabili sembrano tanto più giustificate ed accettabili, stante l’importanza preminente che la nostra Carta Costituzionale riconosce alla salute pubblica.
di Umberto Migaldi