NEWS | Espropriazione e restituzione del fondo: la giurisprudenza del Consiglio di Stato ha preso le mosse dalla Corte EDU ed ha dichiarato che il privato ha diritto alla restituzione anche quando l’opera è terminata.
Il Consiglio di Stato (17 maggio 2019 n. 3195) sulla base della consolidata giurisprudenza della S.C. e delle indicazioni della Corte Europea dei Diritti Umani, ha riaffermato il principio secondo il quale l’illecita espropriazione del privato da parte della P.A. e la costruzione di un opus sul terreno, non impediscono al privato di chiedere ed ottenere la restituzione del terreno quand’anche vi sia stata la dichiarazione di pubblica utilità.
Ancora una volta ci si trova dinanzi alla difficoltà di bilanciare l’interesse del singolo, l’interesse privato, con il pubblico interesse: è stato spesso affermato che l’indennizzo previsto ai sensi dell’art. 43 Cost. pur non dovendo corrispondere al valore venale del bene, non può rappresentare un mero risarcimento simbolico dato al privato in cambio del sacrificio sofferto.
La Corte Europea dei Diritti Umani è più volte intervenuta sul punto ed ha espresso i principi ai quali deve improntarsi l’attività del nostro legislatore e della pubblica amministrazione nelle situazioni de quo (caso Scordino c. Italia):
- Trattandosi di ingerenza nel diritto al rispetto dei beni, è necessario che venga rispettato il giusto equilibrio tra l’interesse generale della comunità e la salvaguardia dei diritti fondamentali del singolo individuo.
- Lo Stato ha comunque un ampio margine di valutazione nel controllare che tale esigenza di bilanciamento venga rispettata e che le conseguenze derivanti dalle modalità attuative rispondano a quanto richiesto dalla legge.
- Le modalità di indennizzo, secondo la Corte EDU, devono essere valutate alla stregua della legislazione interna. Tuttavia, qualora venga versata una somma non commisurata ragionevolmente al valore del bene costituisce si concretizza una indebita interferenza nella sfera privata del singolo
- Gli obiettivi di pubblica utilità che possono giustificare un indennizzo inferiore al valore venale del bene sono le misure di riforma economica o giustizia sociale.
- Non sempre può essere applicata la regola secondo la quale in taluni casi – ad es. espropriazione singola di un terreno in vista della costruzione di una strada – solo un indennizzo integrale può essere considerato utile al fine di bilanciare gli interessi coinvolti.
D’altra parte, per quanto attiene al trasferimento della proprietà del bene illegittimamente espropriato in capo alla P.A., illo tempore accadeva che la P.A. realizzasse un’opera sul terreno senza avere la necessità del decreto di esproprio. In tali situazioni interveniva spesso la giurisprudenza ritenendo che il terreno divenisse automaticamente di proprietà della P.a. e che fosse sufficiente per il privato ottenere un risarcimento ai sensi dell’art. 2043 c.c.
La giurisprudenza teorizzò, così, l’istituto della “occupazione acquisitiva”: quando la P.A. espropriava illegittimamente un suolo da un soggetto privato e realizzava un’opera irreversibile, diveniva proprietaria del suolo sulla base dell’applicazione dell’istituto della accessione invertita ex art. 938 c.c.Tale orientamento, per un periodo anche avvallato dalla S.C., è stato superato di recente da un indirizzo giurisprudenziale secondo il quale il rispetto dei principi espressi dalla giurisprudenza europea impone il divieto di considerare come susseguente all’espropriazione indebita da parte della P.a. il trasferimento della proprietà del terreno in capo ad essa.
La Corte EDU ha censurato tutte le forme di espropriazione indebita ed indiretta elaborate dalla giurisprudenza italiana ed ha considerato le stesse come illeciti permanenti lesivi di uno dei diritti fondamentali dell’uomo.
Di Elisabeth Fanizzi.